Una
domenica di sole. E’ ora di approfittare per fare un po’ di jogging
leggero. Infilo le scarpe da ginnastica, chiudo la lampo della giacca a
vento: sono pronta. Mi guardo allo specchio: fantastico! Sembro Rocky
….prima della cura, però! No, bisogna scendere di qualche chilo. Apro la
porta di casa e giù per le scale, fino al portone.
Mi
avvio per la strada principale, quella più larga e più luminosa, sono
dietro ad un gruppo di turisti, armati di bottiglie d’acqua, cappelli da
coach e occhiali da sole. La loro compagnia rumorosa mi da allegria,
insieme facciamo la strada fino all’incrocio per i musei, poi li
distacco.
Proseguo
ancora, ho intenzione di arrivare fino al parco per godere di questo
sole, magari oggi è aperto il chiosco per prendere un caffé!
Finalmente
ecco l’entrata, scendo giù per un leggero dosso, raggiungo una panchina
libera e inizio a fare stretching. Tutto intorno è vivo, frizzante.
Ancora qualche piegamento sulle gambe e il sole viene coperto da
qualche nuvola. Forse il vento la porterà via, penso, ma purtroppo resta
lì, ferma davanti al sole. Il paesaggio cambia aspetto. Le voci dei
bambini si affievoliscono, le persone si stringono nei cappotti, la
temperatura è più fredda. Accenna qualche goccia di pioggia; accidenti!
proprio ora che ero arrivata al parco. Mi avvio verso l’uscita a passi
veloci, ma devo ripararmi subito sotto un albero folto, purtroppo la
pioggia è già forte. VA bene aspetto qualche minuto, poi proverò a
correre verso l’esterno, ricordo di aver visto delle pensiline, lì posso
ripararmi meglio e comprare un ombrello.
Fortunatamente
non sono molto bagnata, già è qualcosa. L’umore intanto sta cambiando,
comincio a sentirmi stupida per non essermi organizzata. Ma ormai! E
mentre sono presa con i miei pensieri, arriva di corsa sotto l’albero
anche un cane. E’ un meticcio di pelo corto e scuro, si da una bella
sgrullata, e un’altra ancora, nonostante le mie proteste. Mi guarda coni
occhi dolcissimi e si siede accanto a miei piedi guardandosi intorno.
Ehi come ti chiami? gli chiedo, come se potesse rispondere!!. Lui gira
la testa verso di me e ...sorride. Non sto impazzendo, quando i cani
sono felici hanno un modo tutto particolare di aprire la bocca a metà e
far penzolare la lingua fuori. Pochi minuti di attesa ed ecco un
momento buono per muoversi da là sotto, corro verso l’uscita del parco e
il cane mi segue, trotterella vicino a me per la strada, emi accompagna
fino ad un bar. Io entro, e mi giro a guardarlo, lui si siede fuori
fissandomi intensamente, come per dire: aspetto qui.
Il
cameriere che mi serve il caffé mi da un cornetto piccolo in mano: “E’
per il suo cane! Guardi come la sta aspettando”. Eh!! penso fra me:
manco un uomo ti aspetta così!
Esco e gli porgo il cornetto, lui si avvicina lentamente, annusa, si
ritrae abbassando leggermente il capo. Allungo di più la mano e il cane
reagisce ritraendosi sempre di più. E’ un cane vagabondo e chissà quante
ne avrà passate. Alla fine però si convince, mangia il cornetto e
strofina il suo muso contro le mie gambe. Si lascia accarezzare, ogni
volta socchiude gli occhi come se fosse una goduria che non assaporava
da tempo.
Proseguiamo
ancora insieme per la strada, provo a forzare la corsa - dopotutto ero
uscita per dimagrire! - e arrivo all’ultimo incrocio, casa è vicina.
Cosa faccio adesso con lui? Lo porto con me? il cane sembra aver capito e
prende un’altra strada, io provo a fischiargli e lui torna indietro e
accetta altre carezze. Dai, puoi stare da me!. Mi da una leccatina sulla
mano e se ne va via spedito. Rimango a guardarlo fino a quando diventa
un puntino lungo il viale.
Non
potevi venire con me, sei un solitario, uno spirito libero. L’ho capito
quando ti accarezzavo. L’ho capito dallo sguardo. Peccato: chissà
quante storie ci saremmo raccontati.
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