giovedì 14 marzo 2013

vagabondo senza Lilli

Una domenica di sole. E’ ora di approfittare per fare un po’ di jogging leggero. Infilo le scarpe da ginnastica, chiudo la lampo della giacca a vento: sono pronta. Mi guardo allo specchio: fantastico! Sembro Rocky ….prima della cura, però! No, bisogna scendere di qualche chilo. Apro la porta di casa e giù per le scale, fino al portone.
Mi avvio per la strada principale, quella più larga e più luminosa, sono dietro ad un gruppo di turisti, armati di bottiglie d’acqua, cappelli da coach e occhiali da sole. La loro compagnia rumorosa mi da allegria, insieme facciamo la strada fino all’incrocio per i musei, poi li distacco.
Proseguo ancora, ho intenzione di arrivare fino al parco per godere di questo sole, magari oggi è aperto il chiosco per prendere un caffé!
Finalmente ecco l’entrata, scendo giù per un leggero dosso, raggiungo una panchina libera e inizio a fare stretching. Tutto intorno è vivo, frizzante. Ancora qualche piegamento sulle gambe e  il sole viene coperto da qualche nuvola. Forse il vento la porterà via, penso, ma purtroppo resta lì, ferma davanti al sole. Il paesaggio cambia aspetto. Le voci dei bambini si affievoliscono, le persone si stringono nei cappotti, la temperatura è più fredda. Accenna qualche goccia di pioggia; accidenti! proprio ora che ero arrivata al parco. Mi avvio verso l’uscita a passi veloci, ma devo ripararmi subito sotto un albero folto, purtroppo la pioggia è già forte. VA bene aspetto qualche minuto,  poi proverò a correre verso l’esterno, ricordo di aver visto delle pensiline, lì posso ripararmi meglio  e comprare un ombrello.
Fortunatamente non sono molto bagnata, già è qualcosa. L’umore intanto sta cambiando, comincio a sentirmi stupida per non essermi organizzata. Ma ormai! E mentre sono presa con i miei pensieri, arriva di corsa sotto l’albero anche un cane. E’ un meticcio di pelo corto e scuro, si da una bella sgrullata, e un’altra ancora, nonostante le mie proteste. Mi guarda coni occhi dolcissimi e si siede accanto a miei piedi guardandosi intorno. Ehi come ti chiami? gli chiedo, come se potesse rispondere!!. Lui gira la testa verso di me e ...sorride. Non sto impazzendo, quando i cani sono felici hanno un modo tutto  particolare di aprire la bocca a metà e far penzolare la lingua fuori. Pochi minuti di attesa ed ecco un momento buono per muoversi da là sotto, corro verso l’uscita del parco e il cane mi segue, trotterella vicino a me per la strada, emi accompagna fino ad un bar. Io entro, e mi giro a guardarlo, lui si siede fuori fissandomi intensamente, come per dire: aspetto qui.
Il cameriere che mi serve il caffé mi da  un cornetto piccolo in mano: “E’ per il suo cane! Guardi come la sta aspettando”. Eh!! penso fra me: manco un uomo ti aspetta così!
Esco e gli porgo il cornetto, lui si avvicina lentamente, annusa, si ritrae abbassando leggermente il capo. Allungo di più la mano e il cane reagisce ritraendosi sempre di più. E’ un cane vagabondo e chissà quante ne avrà passate. Alla fine però si convince, mangia il cornetto e  strofina il suo muso contro le mie gambe. Si lascia accarezzare, ogni volta socchiude gli occhi come se fosse una goduria che non assaporava da tempo.
Proseguiamo ancora insieme per la strada, provo a forzare la corsa - dopotutto ero uscita per dimagrire! - e arrivo all’ultimo incrocio, casa è vicina. Cosa faccio adesso con lui? Lo porto con me? il cane sembra aver capito e prende un’altra strada, io provo a fischiargli e lui torna indietro e accetta altre carezze. Dai, puoi stare da me!. Mi da una leccatina sulla mano e se ne va via spedito. Rimango a guardarlo fino a quando diventa un puntino lungo il viale.
Non potevi venire con me, sei un solitario, uno spirito libero. L’ho capito quando ti accarezzavo. L’ho capito dallo sguardo. Peccato: chissà quante storie ci saremmo raccontati.

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