Il rumore
della pioggia fa compagnia nel silenzio dentro l’auto. Provo con un panno ad
asciugare il vetro. Il traffico è lento e le luci delle auto sembrano disegnare
un albero di natale lungo il nastro lucido dell’asfalto.
Passo il panno al mio amico seduto accanto. “Così tu
non sai leggere gli occhi? Come è possibile?” mi dice mentre tenta con forza di
asciugare il vetro, ma senza risultati soddisfacenti.
Poco fa ho avuto una accesa discussione con una donna
durante l’attesa dal medico. Era nervosa già quando è entrata nella sala di
ricevimento, e ha iniziato a dire che doveva entrare subito nello studio del medico, perché stava peggio di tutti quelli
che attendevano.
Io non ho risposto. Ma quando ha cominciato a
rivolgersi a me dicendo che si vedeva benissimo che non avevo malattie, ho
perso la mia calma.
Il mio amico mi ha tirato per il braccio e mi ha
trascinato fuori, dicendomi di lasciarla
stare, perché era una donna cattiva, lo si leggeva, appunto, negli occhi.
No, non so leggere gli occhi. Si dice che “gli occhi
sono lo specchio dell’anima”, ma non
sono capace di interpretarli.
So leggere i movimenti delle mani, il modo di camminare
o quello di reclinare la testa, ma non gli occhi.
Gli occhi sono per me un mistero. Sono troppo veloci
nei movimenti, nel girare attorno, nell’essere abbassati. Preferisco considerarli
come due registri di ricordi.
Guardi un particolare che ti colpisce e lo registri
nella tua memoria, ecco a cosa servono gli occhi. Ad ammirare, ad immaginare.
Ma non sono capace di leggere.
Per leggere dentro una persona, ho bisogno di sentirla
parlare e di abbracciarla.
Ecco: so leggere gli abbracci. E con gli occhi posso
ammirare i mille colori di gioia che esplodono intorno a me, colori immaginari,
odori dell’aria, sensazioni che solo un abbraccio sincero può dare.
Anche in una giornata bianca come
questa….
E così che ricordo i colori di quell’abbraccio che mi
manca. E ricordo il colore dei tuoi
occhi….