sabato 12 ottobre 2013

La rabbia non è fatta per la notte

Sveglia. Niente sonno. E’ quell’ora a metà tra la notte e l’alba. Mi alzo con rabbia perché non ho pace, accendo la televisione.
Con il telecomando passo da un canale all’altro. Da un film commedia, ad una vendita promozionale. Da una pubblicità, ad un telefilm rivisto più volte.
Va bene, visto che corpo e mente si sono alleati per non farmi dormire, allora adesso ve la do io la voglia di star svegli! Indosso una tuta, scarpe da ginnastica. Acchiappo le cuffiette e la bandana. Si esce.
Ancora è buio, ma fortunatamente i lampioni fanno luce, una luce arancio, ma va bene così.
La prima musica che arriva alle orecchie ha un ritmo pop morbido: ideale per stretching e un po’ di riscaldamento. Mentre cammino già a passo veloce, ho l’impressione di attraversare una città nuda. L’asfalto brilla sotto i lampioni, nessuno in giro.
Aumento l’andatura subito, cerco di trasformare la rabbia in fisicità.
Ok, va bene questa velocità, non mi va di aumentare. Passo davanti a vetrine spoglie, manichini magrissimi con abiti di marca che sembrano fantasmi di un aperitivo di lusso.
Arrivo sul ponte, il Tevere è proprio sotto i miei piedi, come un nastro sporco, potrei saltare e fare un tuffo a testa in giù, ma oggi no. Proseguo lasciando alle spalle il ponte ed ecco che entro a Piazza del Popolo. Arrivo all’obelisco e rallento  la corsa. Prendo fiato e  intanto sogno un popolo con mazze in mano che vuole giustizia, vuole fare guerra alla fame. Un popolo che immagino solo, lasciato, abbandonato a se stesso. Come me. “ehi sono qui! e voi dove state?” provo a dire a voce alta. Nessuna risposta.
Mi siedo sui gradini della fontana, e ammiro la striscia rosa acceso che si staglia sui tetti in lontananza. Dall’altra parte un bar tira su la serranda.
Si ricomincia. Ma almeno la rabbia è scomparsa.