domenica 7 giugno 2015

Chef pensaci tu ai fornelli!

Il caldo è una sfida che combatto a suon di frullati, ed è ora di comprare un nuovo frullatore. Ma solo quello! per Masterchef c’è tempo...

Sono dentro un megastore di elettrodomestici per la casa. Lo sguardo corre lungo gli scaffali bianchi, pieni di robot per la cucina. Sono tutti ordinati e pericolosamente bellissimi.
Io non amo cucinare, ma vedere tutti quei pezzi in acciaio, accessoriati di  trabiccoli particolari, mi fa venir voglia di diventare cuoca, comprarne qualcuno e poi correre a casa ad impasticciare con farina, uova e quanto altro che faccia “volume e sapore”.

Un commesso mi viene incontro chiedendomi  se può essere di aiuto. Certamente! voglio un frullatore e poi un “qualcosa” che impasti farina uova e quanto altro che faccia “volume e sapore”.
“Ho quello che fa per lei! Mi segua” mi dice con occhi brillanti. Un po’ troppo, ma do la colpa alle luci bianche del negozio, al fatto che è troppo giovane, e magari ha bevuto birra a colazione.
Lo seguo lungo un corridoio dove incrocio altre persone che osservano, in religioso silenzio, i vari utensili esposti. Passo senza far rumore, in punta di piedi.

Ci fermiamo davanti ad un bancone - tipo penisola da cucina - con un armadio vicino. Sopra al bancone c’è un robot da cucina scintillante, con due contenitori, uno in vetro e l’altro in acciaio. Il commesso preme un tasto e poi un altro sul display.
Una serie di led ad intermittenza prende subito vita, le lucine si accendono come un albero di natale. Il display fa un conteggio strano e poi si ferma a zero.

“Ecco, le sto per presentare l’ultimo robot nato per la cucina perfetta. Non potrà più farne a meno. Con questo può fare frullati, frappè, impastare e cuocere!”, mi illustra con un sorriso largo, quasi a toccare le orecchie. Rimango ipnotizzata da tutte quelle lucine e sono mossa dalla voglia di premere tutti quei pulsanti digitali, peggio dei bambini.

Lui lo capisce, “Adesso guardi cosa fa questo gioiellino, le faccio un paio di dimostrazioni”. Mentre apre gli sportelli dell’armadio, intorno a me si è formato un capannello di persone incuriosite. Sento qualcuno che mormora un “Ohh! è lui!”.
Sembra che sul quel bancone non ci sia un robot, ma un divo del cinema, solo che io non so chi è e cosa faccia.

E mentre ascolto i mormorii vari, il commesso ha già tirato fuori un sacchetto di farina e una bottiglia di acqua. Prende il contenitore d’acciaio, lo incastra nel robot e ci butta dentro prima la farina e poi un filo d’acqua, dopo aver digitato sul display, il programma parte.

La planetaria inizia a scuotersi come se ballasse e la frustra è velocissima. “Caspita che frusta veloce” dico ammirata, e lui subito mi riprende: “Signora! non è una frusta, e un gancio a spirale che si utilizza per ottenere impasti compatti ed elastici”
Uh! mi scusi, e intanto sento un mormorio divertito alle mie spalle.

“Ora guardi questo” toglie la planetaria dal robot, ne tira fuori un’altra dall’armadio, cambia il gancio a spirale e mette quella che secondo me è un’altra frusta.
“Esatto! questa è una frusta a filo grosso per montare a neve gli albumi, oppure per fare composti soffici e spumosi” e incredibile! dall’armadio tira fuori quattro uova, le spacca sul bordo della planetaria, riuscendo a togliere il tuorlo, poi accende il robot e tutto comincia a vibrare e girare. Un altro “Oooh” di ammirazione si solleva dalla folla. Io, per essere diversa da loro, urlo un Olè!.

Poi preso dal momento di attenzione generale e di autogloria per la dimostrazione, il commesso prende dall’armadio un altro gancio, detto a “mezzaluna”. Cambia un’altra volta la planetaria, prende altre quattro uova, che rompe con abilità, e premendo un tasto fa iniziare le manovre per impastare e cuocere allo stesso tempo.

Altra ovazione generale. Tutto bellissimo! Solo che io vorrei un frullato.
“Ma certo che fa i frullati” (altri sorrisini maliziosi alle mie spalle: per loro sono la pivella del gruppo!) e lui inserisce finalmente il contenitore in vetro.
Dall’armadio tira fuori una mela, che spacca in quattro usando un grosso coltello, getta i pezzi dentro il contenitore, poi prende una specie di frusta con lame sottili, la inserisce nel manico del robot e aziona il tutto.
La mela è scomparsa, al suo posto c’è un frullato perfetto e vellutato. Questa volta non c’è ovazione, il frullato non fa presa sulle emozioni dei cuochi.
Sono circondata da esperti di cucina purosangue, e io sono sola. In questo momento non mi potrebbe salvare la pelle neanche tutti i condomini del mio palazzo, quando litigano in assemblea.

E francamente non ne posso più di tutte queste esibizioni, mi giro per andarmene via, mentre il commesso è preso d’assalto dalle domande di tutte le persone che hanno assistito alle dimostrazioni. “Può cuocere il ragù?”,  “Ma per fare la pizza, posso poi sbriciolare il lievito di birra mentre impasta?”

Vedo su uno scaffale un frullatore, semplice, con un bel contenitore di vetro a barattolo che brilla sotto le luci. “Ok allora prendo questo!” urlo al commesso. Si girano tutti a guardarmi come se avessi detto una parolaccia, ma l’attenzione su di me dura poco, sono troppo presi a far domande su quella magnifica macchina che brilla  sul bancone.

Ma mi sento vittoriosa e con passo baldanzoso mi dirigo alla cassa per pagare.

Intanto datevi una calmata, che Masterchef vi sta facendo male!

(p.s. però ricordatevi di invitarmi a cena!)


Benvenuto frullatore nuovo!!!!




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