giovedì 27 ottobre 2011

Un lfe coach tutto mio

Inutile1 in questo periodo ho una grande confusione in testa, pensieri che vanno, rimbalzano da una parte all'altra e se ne vanno senza lasciar traccia.
Non riesco ad organizzarmi come voglio io, non riesco a fare tutto quello che vorrei fare,e se ci provo, faccio una gran fatica. Ne parlo con una mia amica durante la pausa pranzo "in fretta e furia" (anche le pause pranzo di lavoro stanno diventando pause da pit-stop). E ridendo lei mi risponde: "Tutto qui? Niente di più facile: ti ci vuole un life coach!". Lei ha fatto un corso con un life coach un anno fa a Milano, e le ha cambiato la vita, l'approccio alla quotidianità e superare le difficoltà. Ho sentito di tanti corsi su argomenti diversi, ma questo mi mancava! Praticamente all'estero (come al solito noi italiani siamo sempre in ritardo) sono corsi che ormai sono conosciuti da anni e frequentatissimi, addirittura vengono fatti a livello aziendale per i dipendenti.
"Praticamente è un corso di sostegno psicologico!" - Non esattamente mi risponde. Ti aiuta ad organizzare la tua mente, a mettere a fuoco le priorità e le difficoltà nell'affrontarle, ti allena alla resistenza psicologica e umorale del peso delle incombenze, ti aiuta pure ad andare in palestra a mezzanotte,.. Insomma è meglio di una bacchetta magica dell'apprendista stregone o dei topolini di Cenerentala, sto per dire alla mia amica, ma non lo faccio perché la vedo troppo entusiasta. Allora spiegami perché non riesco a fare tutto, le chiedo. Lei mi risponde che la prima cosa da imparare è "smettere di incasinarti la vita". Devi decidere bene cosa devi fare, fai una lista e poi accanto ad ogni cosa scrivi cosa è dovere e cosa ti piace, e parti da lì.
Ok. Ma la mia lista la maggior parte sono cose con scritto "dovere" e mooolto poche con scritto "mi piace". E' per questo che non riesco a fare tutto, mi dice: perché non sai cogliere il piacere delle cose che fai e che poi passano a "concluse". Ecco: sono io quella sbagliata, 'sto corso mi sta già antipatico. Voglio un corso che mi faccia dire "sono forte"!
Tutta contenta di avermi risposto mi chiede allora di farle un'altra domanda. Allora perché non trovo mai l'uomo giusto? Facile! Mi risponde. Perché quando incontri un uomo che ti interessa, all'nizio vivi la storia che hai nella tua testa, storia dovuta dalle immagini che hai di una relazione; ma poi sei portata a visionare nel tuo partner tutti i difetti, addirittura con accanimento. Quei difetti in realtà sono i miei difetti, e li cerco nel partner con ansia e timore. Ecco che allora la relazione naufraga. Invece se mi attenessi alla realtà, cioé che nessuno è perfetto e mi concentrassi invece sul costruire il futuro della relazione, allora ecco che ho invece la persona giusta accanto. Praticamente non guardare (i difetti), ma agisci (per il futuro). Effettivamente a pensarci su, quasi riesco a vedere una logicità, forse io nel partner ci proietto troppe aspettative, perdendo di vista invece la persona che veramente ho accanto.
Finisce la pausa pranzo, si torna tutti al chiodo. Mentre rientro in ufficio, ripenso alla chiaccherata sull'incasinarti la vita. Forse è vero che voglio fare troppe cose e che mi metto a far tutto non ce la posso fare: la giornata è solo di 24 ore, di cui 12 la passo lavorando. Qui non si tratta di life coach, qui si tratta semplicemente di avere tanti soldini in più da assumere una persona che mi faccia tutto!! Dalla casa, alla spesa... Allora guarda un po'? Guarda come riesco a fare tutto!!! Tsè! Tra il dire e il fare c'è sempre di mezzo il portafoglio.

domenica 23 ottobre 2011

Non sei cambiata affatto!!

E’ davanti a me. Non posso non riconoscere la sua voce e la sua camminata. E’ stata per anni una mia compagna di scuola, frequentavamo la stessa comitiva e spesso facevamo viaggi insieme.
Poi finiti gli esami di maturità, ci siamo iscritte insieme all’università. E in seguito è successa la vita che ha stravolto i nostri progetti. Tutte e due abbiamo trovato un lavoro durante gli anni universitari e i tempi tra un esame e l’altro si sono quindi notevolmente dilatati.
Non ci siamo più frequentate. Io sono stata trasferita a Milano, lei ha conosciuto poi un ragazzo. Poi si è sposata ha avuto figli e si è laureata. Io no. Non mi sono mai sposata, e quindi non ho avuto figli. Non mi sono laureata – anche se continuo a sperarci, visto che ho un buon numero di esami ancora validi -. Ma nonostante tutti gli anni ormai passati, la riconosco lo stesso. E’ più rotonda – beh non siamo più ragazzine ovviamente, inoltre ha avuto due gravidanze – ma il suo sguardo è sempre lo stesso: superbo e sicuro di sé.
Confesso che non so cosa fare. Una parte di me dice di far finta di nulla e continuare a camminare avanti. Un’altra invece mi dice di avvicinarmi a lei e salutarla. Il mio personal assistant Willy, ha la meglio: mi sussurra all’orecchio che dopo tutto sono passati anni, che siamo tutte e due più mature, che abbiamo le nostre vicissitudini, e gli screzi avuti ai tempi del liceo ormai sono acqua passata. Che ritrovare una amicizia che hai avuto nell’adolescenza (quella maledetta adolescenza!) non è facile. Accelero il passo. La raggiungo e urlo il suo soprannome da dietro le spalle. Si volta verso di me e sgrana gli occhi: “Patti!! Come stai? Non sei cambiata affatto!” – “Neanche tu! Ti ho riconosciuto subito!” – Baci e abbracci. In dieci minuti ci raccontiamo la nostra vita, potere della sintesi, ma direi potere di non voler aggiungere altro. Hai visto quello, ho incontrato quell’altro, hai saputo di questo e così via. E’ un sabato affollato per le vie di Roma, la gente ci gira intorno per vedere le vetrine. “Lo sai che mi sono laureata? Con il massimo dei voti!” – gli rispondo che lo so, grazie ad un’altra compagna di classe incontrata tempo fa che mi ha aggiornato su un po’ tutta la classe. “E mi sono sposata! Lui è un pezzo grosso del ministero, abitiamo in una villa appena fuori città, così i bambini crescono con l’aria buona. E tu?” mi chiede mentre butta un’occhiata alla mano sinistra senza fede nuziale. “Io no. Non mi sono sposata, non ho incontrato l’uomo giusto”- “Uhm! Ma che fai allora? Lavori?” – si lavoro. E gli racconto dove. “Manonmidire! Tu? Così brava a scuola, lavori come semplice contabile in una officina meccanica! Non ci posso credere?! Io sono diventata funzionario al  ****, e sto facendo ancora carriera. Sono qui in centro perché ho deciso di farmi un bel regalo visto che ho ottenuto un nuovo incarico: sto andando a vedere una giacca da Gucci” sorride buttando la testa indietro e sistemando automaticamente con un leggero colpo di mano la ciocca di capelli che aveva davanti. Rispondo no grazie ho già un appuntamento con alcune amiche più avanti. “Peccato! Comunque possiamo scambiarci i numeri di telefono, casomai capitasse di organizzare una cena, ci si può rivedere con qualcun’altra della classe. Ma dimmi tu! Che sfortuna che hai avuto! Mia madre me lo diceva sempre: chi prende tanti bei voti a scuola, poi nella vita invece non combina nulla di buono!! Eh!” mi scrive il suo cellulare su un biglietto da visita che recita il suo nome e cognome, la sua laurea e il suo grado di lavoro. Io non ho biglietti da visita (non ne ho mai avuto il bisogno di farli), così lei ne tira fuori un altro dei suoi e me lo passa per scrivere il mio cellulare. E lì che succede: scrivo il numero sbagliato. Si lo so: era meglio essere sincere e dire senti non mi va di rivederti, considerata l’arroganza che ancora non ti è passata. Ma non lo faccio perché temo di sentirmi rispondere da lei che sono invidiosa.
Non sono invidiosa, anzi. Io sono quella che aveva dei bei voti a scuola, perché mi piaceva quello che studiavo. Ma sono quella che passava i compiti in classe. Sono quella che suggeriva durante le interrogazioni. Sono quella che ha passato il tema di inglese agli esami di maturità alla mia compagna di fronte che aveva una media bassa.
Non mi sono laureata. Non mi sono sposata, Non ho figli (e Dio solo lo sa se li avrei voluti) Non ho un buon lavoro, e sto anche rischiando di perderlo per via della crisi economica. Ma sono quella che ancora gli scappa da ridere fino alle lacrime quando vede un film divertente, sono quella che ancora oggi indossa i jeans skinny di LJ e la maglietta con Paperino disegnato su. Sono quella che si incanta davanti ai charms delle fiabe di Swarosky. Sono quella che ancora ha un sogno e lo sta inseguendo e che presto si realizzerà. Sono quella che ha Willy accanto che le sorride, senza essere visto da nessuno, perché esiste solo per me. E sono quella che riceve le telefonate dalle amiche che le chiedono: “Ehi ti va di fare una passeggiata, poi cinema e un pezzo di pizza sedute sulle scale di Piazza di Spagna?” – Certo che mi va. Sono già pronta. Ti passo a prendere io!





venerdì 14 ottobre 2011

M.B.S. e porta i soldi a casa

Che tristezza sentire i commenti sulle donne da alcuni uomini!
Lavoro in un contesto prettamente maschile e proprio l’altro giorno ho avuto il "piacere" di sentire il mio capo commentare riguardo alla compagna di suo figlio "Lei è bulgara, non è un granché di viso, ma di fisico si. E’ una che mangia, beve, scopa e porta i soldi a casa". Di rimando il collega leccapiedi ha risposto: "e’ fortunato! Perché le donne dell’est lavorano tanto e poi sono sempre buone e calme".
Già! Ma perché poi sono buone e calme nessun uomo se lo è mai chiesto....mi sono morsa la lingua per non dare una rispostaccia, uno è il capo, e già non corre buon sangue fra noi.
Nonostante i tempi che passano loro ancora sono aggrappati all’ego maschilista, o meglio, al loro pene. So che non è bello dire così, ma in questo momento ho bisogno di sfogarmi.
Fortunatamente ho avuto anche il piacere di lavorare con colleghi maschi che però non erano così, anzi: mi anche aiutato sul lavoro e ci siamo coperti le spalle nei momenti di crisi dell’azienda. Ma purtroppo sono sempre pochi.
Nnn rispondere ammetto che è stato un errore, come donna dovevo controbattere in qualche modo, ma la paura di essere volgare e di scendere al loro livello e di dover essere poi presa in giro dal titolare hanno avuto la meglio. Già so che spesso il capo si lamenta con i colleghi che sono "strana"; l’ultima volta che ha commentato questo è stato quando con un cliente si è messo a fare una serie di battute spiritose davanti a me, io non ho riso: ho sorriso soltanto. Uno dei quei sorrisi "falsi d’autore" che servono a far vedere che lo stai ascoltando. Però non avendo riso forte sono stata additata come "la classica donna strana".
Dovranno passare ancora altri anni perché una donna sia considerata per il suo valore e per quello che sa fare, e non solo per quello che fa a letto e casa e se porta poi i soldi a casa.
Un giorno spero di uscir via da qui, e di avere una attività mia.
E il fatto di dover convivere con persone così, beh! È veramente un gran stimolo a fare qualcosa...

giovedì 13 ottobre 2011

G.A.G. a gogo

Mi manca l'estate. Mi mancano le giornate trascorse in riva al mare, tra nuotate in acque fresche, e scorpacciate di fette d'anguria alla sera. Mi  manca quel bel colorito sul corpo e sul viso. Sono davanti al pc e sul video faccio scorrere le foto estive. Subito mi ricordo del proposito fatto: come rientro a casa, mi iscrivo in palestra. E cosi faccio!
Arriva la sera di prova per la palestra; e ovviamente mi precipito dentro lo spogliatoio di corsa,  come al solito sono uscita tardi dal lavoro. Mentre mi spoglio dei vestiti, apro la borsa e tiro fuori già i leggings e maglietta e fascia per i capelli. Non c'è nessuno nello spogliatorio per fortuna! Perché in due minuti sono riuscita ad occupare due metri di panca solo con la mia roba e la borsa. Finalmente entro nella sala della palestra e mentre sistemo la fascia dei capelli mi accorgo che sono già un bagno di sudore! Ancora devo iniziare a muovermi e già ho bisogno di cambiarmi la maglietta! "Caspita già fa effetto tutto questo esercizio" penso fra me. Ecco che arriva una ragazza vestita in tuta aderente arancione con tanto di caschetto biondo, fisico asciutto abbronzato e  muscoloso al punto giusto, è lei l'insegnante di GAG. Non poteva essere altrimenti!
"Allora ragazze: quante di voi hanno già fatto ginnastica GAG?" Alcune alzano la mano, altre no. "Benissimo; allora quelle che già conoscono i movimenti sono pregate di stare dietro, davanti invece quelle nuove, Coraggio su!" E lì che il popolo femminile si divide in due sezioni: le super-griffa-fighe che si mettono davanti vicino all'assistente; e le mega-sfigate che si mettono timidamente con i loro leggings (assolutamente neri - perché sfinano!) Dietro.
Piazzata davanti c'è la classica Belèn, alta, formosa al punto giusto, e tanto di occhi truccati e capelli lunghi lisci legati a coda con frangetta tagliata giusta e liscia sopra la fronte.
"Ok ragazze! Allora prima di tutto la GAG si basa su esercizi ben mirati a scolpire le gambe, tonificare i glutei e rassodare gli addominali.." - Bene, penso - è il caso mio! -.
"Le gambe per essere scultoree devono avere non solo muscolatura tonica, ma avere anche tre buchi quando sono dritte e unite fra loro!" - Eh?!
Le super-griffate sorridono a fior di labbra e senza dar peso alle sue parole, continuano a fare torsioni con il busto e allungamenti alle gambe prima di iniziare la lezione; le sfigate invece si sbirciano allo specchio, uniscono le gambe e tristemente realizzano che non ci sono i tre buchi!. Pazienza!
Inizia la lezione: giù affondi e torna su e subito giù... Piega qui la gamba e stendi l'altra rifare con altra gamba... Piegati con forza giù ... E così via per tutta lezione..
Comincio a sudare, sbuffo come un treno e riacchiappo i capelli per l'ennesima volta per legarli con la fascia, sembro Maga Magò, mentre davanti a me Belèn accenna appena i movimenti e non suda e non si spostano i capelli, gli occhi sono ancora perfettamente truccati! Che rabbia! Finalmente finisce la lezione, e tutte andiamo di corsa nello spogliatoio come una mandria che ha appena visto la stalla. Solo le super-griffate rimangono in sala a fare pesi -sempre accennati e non sforzati -  con tanto di maschiacci in  canotta americana e pettorali in fuori attorno... Uffa sempre la solita storia: un uomo guarda il corpo no il cervello...
Una doccia e subito mi vesto, già sento qualche muscolo che tira... Domani mattina ci sarà il responso: i muscoli grideranno vendetta; e io terrò duro e cercare di almeno finire il mese già  pagato! E poi, vediamo se continuare....Se diventerò anch'io super-griffata-figa, e avrò anch'io addominali - gambe - glutei da urlo. O se alla fine dovrò urlare di rabbia ... chissà!
Ma sai che ti dico: non sarò mai come Belèn, ma quanto mi piaccio quando sorrido e non urlo!!