sabato 23 maggio 2015

La pancetta, lo sport e "Eh! non puoi capire..."

Si avvicina l’estate e, immancabilmente, la prova costume. 

Improvvisamente ci guardiamo allo specchio, indossiamo una tuta e dichiariamo guerra alla pancetta invernale e alle gambe con poco tono muscolare.

Vedo un numero sempre crescente di persone che fanno footing al parco, e file più lunghe davanti agli attrezzi ginnici messi a disposizione gratuitamente.
Stamani anch'io sono qui a correre. Non lo faccio spesso, ma ogni tanto mi piace uscire dalla palestra e godere dell’aria aperta e del sole. E ogni volta che vado al parco, non posso fare a meno di osservare come agli uomini piace soffrire!
Notare: non ho detto fare sport; ho usato intenzionalmente il verbo soffrire, perché per voi è proprio così.

Voi uomini lo sport lo vivete nel profondo dell’animo, anzi: delle viscere.
Sappiamo tutti che l’esercizio fisico fa bene e che fa rilasciare le endorfine nel metabolismo, che danno quella sensazione di benessere e goduria.  
Ma per voi la fisicità è una sfida contro tutto e tutti, e se vi chiediamo il motivo di questo dolore, la vostra risposta è sempre quella “Eh non puoi capire…”, la stessa risposta che noi donne riceviamo quando urlate parolacce ad una partita di calcio. (Premetto a me piace il calcio, fare il tifo etc… ma dai ragazzi, il calcio è divertimento!).

Per invogliarmi, decido di seguire un gruppetto che sta correndo lungo un sentiero. Preferisco correre da sola, ma qualche volta prendere di mira qualcuno in corsa, mi incentiva  a mantenere il ritmo dei passi. 

Il gruppetto che ho puntato è formato da tre uomini. Sudati, seri e concentratissimi.
Vestiti  quasi uguali, con scarpe tecniche (e vabbé quello ci sta tutto!), pantaloni a “pinocchietto” ultra tecnici di colore nero e bande fluorescenti laterali, fascia tergi-sudore in testa,  tranne uno che ha una bandana con i colori della bandiera americana.
Li seguo  da dietro e in lontananza, ma sento lo stesso i vari grugniti quando aumentano il ritmo della corsa, e gli sbuffi del fiato quando vanno in leggera discesa.  Ci manca poco che veda i loro schizzi di sudore volare nell’aria.
La velocità è notevole, si vede che sono allenati. Ma si vede che stanno correndo uno contro l’altro, e l’altro contro il resto del mondo. Non riesco a tenere il loro passo, perciò mi limito ad una corsa più leggera, fino ad arrivare su una collinetta, dove mi fermo a prendere fiato.

Lascio  perdere i tre guerrieri, dai loro sguardi ingrugnati capisco che stanno compiendo una missione del tipo “Ehi donna: sono io quello che salva il mondo”.
Dalla collinetta posso ammirare quasi tutto il parco, e anche un campo di calcetto dove è in corso una partita fra amici.
Anche lì c’è sofferenza. Tutti i giocatori sono rossi in viso e lucidi come un abbacchio messo nel forno. Urlano di continuo “passa a me” come se fosse l’ultima partita per la vittoria. Qualcuno allunga la gamba a rischio di rimetterci lo stinco, ma non importa: quella è la vostra valvola di sfogo. In quel momento quegli uomini sono lì per vincere e fare il tiro che cambierà le sorti della squadra, a costo di andare al pronto soccorso.
Anzi, se vi rompete qualche osso, o vi suturano una ferita con una cinquantina di punti , non vi dispiacerà. Chiamerete la vostra donna con il cellulare dicendo “Cara, sono al pronto soccorso, nulla di grave. Ho fatto gol: abbiamo vinto! Ti lascio perché mi devono operare. Tu non aspettarmi in piedi”, perché questo è maschio, non masochismo.

Riprendo a correre e ritorno alla piazzetta del parco attrezzata a palestra.
Mentre attendo pazientemente il mio turno per la spalliera, adocchio un tipo, vestito in tuta aderente, ha la maglietta a maniche corte che a malapena contengono i bicipiti e sta lavorando al bilanciere.
Eccolo là: un altro sofferente del fisico. Ogni volta che solleva i pesi, lancia un urlo, e quando li abbassa  fa un bel grugnito di soddisfazione. E’ sudato come “diocomanda”, sopracciglia incurvate quasi a toccarsi fra loro e occhi fissi sui pesi. Guardarlo è uno spettacolo!

Quasi quasi mi vergogno a fare la spalliera con semplici movimenti di schiena e sollevamenti per gli addominali. Ma cribbio!!! Anch’io ho le endorfine in circolo e faccio sforzi, così ecco che sparo un bel grugnito ogni volta che contraggo gli addominali, per passare ad un urletto tipo “Yeah!” ogni volta che mi riallungo.
Ok ragazzi: sto soffrendo!
Ma l’incredibile Hulk posa il bilanciere, si alza a mezzo busto e tira fuori da una tasca il suo smartphone. Ci  scorre sopra il dito, poi lo alza  …. et voilà: eccoti servito un selfie da perfetto ultra corpo in azione.

Eh si, vi piace soffrire! Ma vi capisco: arriva l’estate e l’orgoglio maschile si rifà i muscoli …

(P.S.:  ricordatevi che vi amiamo anche con un po’ di pancetta)

Al parco per correre, e divertirsi !!!








sabato 2 maggio 2015

E se fosse rosso macaron?

Seduta in un bar a fare colazione. Guardo entrare una coppia, vestita con gusto e occhiali da sole. Si dirigono verso un tavolino vuoto, si tolgono gli occhiali e… eccola là. Lei è truccatissima, il viso colorato con nuance blu sugli occhi, rosso macaron sulle gote e labbra. I due colori messi insieme possono far storcere un po’ il naso, ma su di lei hanno un effetto veramente glam: è perfetto.
Tutto il suo look è perfetto, sportivo e femminile.
Lui ordina per tutti e due, e poi la guarda come se fosse sotto l’effetto di un incantesimo.
Bene, non mi ingannano: sono ancora alle prime uscite, sono ancora una nuova coppia.
Troppo evidente. Tutta quella perfezione nel vestiario, nei capelli ….
A proposito di capelli, istintivamente passo la mano sui miei, stamani mi sono pettinata con uno chignon “spettinato ad arte” come dico io.
Ma l’occhiata fugace che do al mio riflesso sulla vetrina, mi rimanda la figura di una che non è “artistica”, sembro un riccio appena uscito dalla tana, e ha dormito pure male!

“Tesoro secondo te: sono pettinata male?” glielo chiedo forse con un tono un po’ troppo smielato. Lui alza gli occhi dal giornale, mi fissa per un attimo e poi mi risponde: “No, anzi stai benissimo con i capelli tirati su” e riprende a leggere.
Noto un filo di ansia negli occhi e nella sua voce, sono sicura che in quel momento avrà pensato “Oddio, cosa rispondo? Ha cambiato pettinatura e non me ne sono accorto?”
Ehi uomini: Keep calm and smile :).
In quel momento le donne vogliono una risposta sincera, certo che se è positiva è meglio….ma insomma anche se non è favorevole, non mordiamo mica!

Gli chiedo allora di guardare la coppia che è seduta un tavolino più in là e di darmi un parere. Sentenza maschile:  “Sono insieme da poco, guarda come sono così....perfetti e in tiro”
Ottimo, siamo sulla stessa lunghezza d’onda.

“Ma secondo te, dovrei truccarmi come quella là?”
(nota femminile: ho detto “quella” e non “lei”)
Si gira a guardarla di nuovo “Beh, lei non è male, sta bene con quel trucco, ma io preferisco te così acqua e sapone”
Va bene, ma se provassi anch’io a fare un make up come quello, ti piacerebbe?
Userei un po’ di bronzer per avere l’effetto “Salute da California senza prugne”.
Poi passerei un primer leggermente colorato, un tocco di eraser ai lati degli occhi per attenuare le rughette. Infine userei il kajal per il contorno occhi e mascara sulle ciglia.
Aspetta; anche una spolverata sulle gote color rosso macaron come lei.

Mi guarda sbalordito, e  mi dice: “eraser, nuance, kajal… pure macaron, ma che roba è?”
Non è “roba”. sono accessori di make up, sono definizioni di trucchi per il viso.
“Quindi fammi capire: quando la sera rientro a casa e ti trovo truccata con tutti quei “cosi”, io mi disegno due righe nere sotto gli occhi come i marines e mi preparo all’attacco dei bronzer e dei cavalieri di kajal?”
Rido, hai ragione. E’ meglio acqua e sapone.

Penso anche alla mia faccia la mattina seguente, appena sveglia ed alzata da letto. che sarà un mascherone di colori.
Ti vedrei scappare verso la porta senza aver fatto neanche colazione e che mi urli “Ti chiamo io!”
E come no?

Rosso macaron sulle guance? No grazie, preferisco mangiarli