Si avvicina l’estate e, immancabilmente, la prova costume.
Improvvisamente ci guardiamo allo specchio, indossiamo una tuta e dichiariamo
guerra alla pancetta invernale e alle gambe con poco tono muscolare.
Vedo un numero sempre crescente di persone che fanno footing
al parco, e file più lunghe davanti agli
attrezzi ginnici messi a disposizione gratuitamente.
Stamani anch'io sono qui a correre. Non lo faccio spesso,
ma ogni tanto mi piace uscire dalla palestra e godere dell’aria aperta e del sole. E ogni volta che vado al parco, non posso fare
a meno di osservare come agli uomini piace soffrire!
Notare: non ho detto fare sport; ho usato intenzionalmente
il verbo soffrire, perché per voi è proprio così.
Voi uomini lo sport lo vivete nel profondo dell’animo, anzi: delle viscere.
Sappiamo tutti che l’esercizio fisico fa bene e
che fa rilasciare le endorfine nel metabolismo, che danno quella sensazione di benessere e
goduria.
Ma per voi la fisicità è una sfida contro tutto e tutti, e se vi chiediamo il motivo di
questo dolore, la vostra risposta è sempre quella “Eh non puoi capire…”, la
stessa risposta che noi donne riceviamo quando urlate parolacce ad una
partita di calcio. (Premetto a me piace il calcio, fare il tifo etc… ma dai ragazzi, il calcio è divertimento!).
Per invogliarmi, decido di seguire un gruppetto che sta
correndo lungo un sentiero. Preferisco correre da sola, ma qualche
volta prendere di mira qualcuno in corsa, mi incentiva a mantenere il ritmo dei passi.
Il gruppetto che ho puntato è formato da tre uomini.
Sudati, seri e concentratissimi.
Vestiti quasi uguali,
con scarpe tecniche (e vabbé quello ci sta tutto!), pantaloni a “pinocchietto”
ultra tecnici di colore nero e bande fluorescenti laterali, fascia tergi-sudore
in testa, tranne uno che ha una bandana
con i colori della bandiera americana.
Li seguo da dietro e in
lontananza, ma sento lo stesso i vari grugniti quando aumentano il ritmo
della corsa, e gli sbuffi del fiato
quando vanno in leggera discesa. Ci
manca poco che veda i loro schizzi di sudore volare nell’aria.
La velocità è notevole, si vede che sono allenati. Ma si
vede che stanno correndo uno contro l’altro, e l’altro contro il resto del
mondo. Non riesco a tenere il loro passo, perciò mi limito ad una corsa più
leggera, fino ad arrivare su una collinetta, dove mi fermo a prendere fiato.
Lascio perdere i tre
guerrieri, dai loro sguardi ingrugnati capisco che stanno compiendo una
missione del tipo “Ehi donna: sono io
quello che salva il mondo”.
Dalla collinetta posso ammirare quasi tutto il parco, e
anche un campo di calcetto dove è in corso una partita fra amici.
Anche lì c’è sofferenza. Tutti i giocatori sono rossi in viso e lucidi come un abbacchio
messo nel forno. Urlano di continuo “passa a me” come se fosse l’ultima partita per la
vittoria. Qualcuno allunga la gamba a rischio di rimetterci lo stinco, ma non
importa: quella è la vostra valvola di sfogo. In quel momento quegli uomini sono lì per vincere e fare il tiro che
cambierà le sorti della squadra, a costo di andare al pronto soccorso.
Anzi, se vi rompete qualche osso, o vi suturano una ferita
con una cinquantina di punti , non vi dispiacerà. Chiamerete la vostra donna
con il cellulare dicendo “Cara, sono al pronto soccorso, nulla di grave. Ho fatto gol: abbiamo vinto! Ti lascio perché mi devono operare. Tu non aspettarmi in piedi”, perché questo è
maschio, non masochismo.
Riprendo a correre e ritorno alla piazzetta del parco
attrezzata a palestra.
Mentre attendo pazientemente il mio turno per la spalliera, adocchio un tipo, vestito in tuta aderente, ha la maglietta a maniche corte
che a malapena contengono i bicipiti e sta lavorando al bilanciere.
Eccolo là: un altro
sofferente del fisico. Ogni volta che
solleva i pesi, lancia un urlo, e quando li abbassa fa un bel grugnito di soddisfazione. E’
sudato come “diocomanda”, sopracciglia incurvate quasi a toccarsi fra loro
e occhi fissi sui pesi. Guardarlo è uno spettacolo!
Quasi quasi mi vergogno a fare la spalliera con semplici
movimenti di schiena e sollevamenti per gli addominali. Ma cribbio!!! Anch’io ho le endorfine in circolo e faccio sforzi, così ecco che sparo un bel grugnito ogni volta che
contraggo gli addominali, per passare ad un urletto tipo “Yeah!” ogni volta che
mi riallungo.
Ok ragazzi: sto soffrendo!
Ma l’incredibile Hulk posa il bilanciere, si alza a mezzo busto
e tira fuori da una tasca il suo smartphone. Ci scorre sopra il dito, poi lo alza …. et voilà: eccoti servito un selfie da perfetto ultra corpo in
azione.
Eh si, vi piace soffrire! Ma vi capisco: arriva l’estate
e l’orgoglio maschile si rifà i muscoli …
(P.S.: ricordatevi che
vi amiamo anche con un po’ di pancetta)
Al parco per correre, e divertirsi !!! |